Erano gli inizi del Novecento, quando un giovane fiorentino, Ugo Bianchi, decise di dar vita ad una piccola bottega artigiana di placcatura di metalli in via dei Serragli, in Borgo San Frediano. Qualche fotografia in bianco e nero e la ancor vivida memoria dei nipoti ritraggono il chimico come un distinto signore, sempre in cravatta e camice bianco. Lavorava con grande energia e dedizione nella sua casa-laboratorio che si affacciava su un grande giardino. Era un fratello della Misericordia, attività a cui dedicò tutto il poco tempo libero di cui disponeva. Con la moglie Bianca, una donna piccola e minuta, ma energica e dotata di forte personalità, ebbero tre figli: Aldo, Gustavo, che tutti conoscevano come Buri, e Giovanna.
Erano gli anni della prima guerra mondiale: Ugo andò al fronte e alcune difficili vicende familiari costrinsero la moglie Bianca ad assumere la conduzione della bottega per salvare l’attività, che venne trasferita in un locale più modesto in via del Campuccio, una traversa di via dei Serragli. I figli decisero di lavorare con lei e l’attività di galvanica continuò. Al ritorno di Ugo la bottega poté riprendere a pieno ritmo e sempre in questo periodo la figlia Giovanna si sposò con un Baruffi. Dal matrimonio nacquero tre figli, tra cui Renzo, che a dieci anni (siamo nel 1944 in piena seconda guerra mondiale) lavorava già nella bottega del nonno. Durante il passaggio della guerra la ditta subì alcuni danni, ma riuscì a sopravvivere e nel 1948 assunse il nome di LAGE (Laboratorio Artigianale Galvano Elettrico). Dopo alcuni anni Ugo e i figli cedettero l’attività al giovane, ma ormai esperto nipote Renzo Baruffi, che subentrò alla conduzione dell’Azienda e nel 1957 la iscrisse alla Camera di Commercio e Artigianato di Firenze, denominandola Oroplac.
La Ditta si trasformò in una realtà sempre più strutturata specializzandosi sia nel settore delle montature per occhiali che in quello dell’illuminazione. Nel 1963 anche il fratello minore di Renzo, Sergio, entrò nell’azienda con lo scopo di consolidare e sviluppare ulteriormente le tradizionali attività. Nel 1966 la furia dell’Arno fu clemente con Oroplac: via del Campuccio essendo rialzata rispetto a via dei Serragli non subì grossi danni e così lo straripamento del fiume, sebbene avesse deteriorato il magazzino e alcuni macchinari, risparmiò le attrezzature galvanotecniche, permettendo all’attività di proseguire.
Dal 1990 al 1996 si formò la nuova compagine societaria. Nell’ottobre del 1990 Marcello Mazzi, entrò in Oroplac e ne diventò il responsabile commerciale, occupandosi di sviluppare nuovi mercati e predisponendo il trasferimento dalla sede storica di San Frediano, in locali più ampi in Via De’ Cattani, nella nuova zona industriale di Firenze. Lo sviluppo aziendale presuppose l’inserimento di un responsabile amministrativo, ruolo che fu ricoperto nel 1994 da Gianna Baruffi (figlia di Renzo); due anni dopo anche il figlio di Sergio, Maurizio, entrò a far parte dell’Azienda. Un passaggio generazionale quasi obbligato, ma comunque ricco di sinergie fra esperienza, dinamicità e spirito innovativo. Nel 1998 l’Oroplac si trasformò in Società a responsabilità limitata, dando vita a nuove strategie operative e accedendo a nuovi mercati, e fu particolarmente attiva nel settore degli accessori moda, ruolo che ricopre tuttora. Dopo cinquant’anni di lavoro, Renzo e Sergio, nel 2008, si ritirarono dall’attività imprenditoriale.
Nel marzo del 2013 la Società lasciò i locali di via De’ Cattani per trasferirsi nel distretto industriale di Scandicci, più strettamente legato al settore Moda.
Dalla storica bottega di Ugo e Bianca, dopo oltre un secolo di attività nel settore della galvanostegia, siamo così giunti alla quarta generazione di imprenditori che nel tempo sono riusciti a coniugare gli affetti familiari all’impegno aziendale.
Le dimensioni dell’azienda e i numeri sono sicuramente cambiati, ma lo spirito e i valori che la guidano sono quelli di una volta: l’obiettivo rimane quello di trasmettere alle proprie maestranze quelle conoscenze e competenze, supportate da una sempre più avanzata tecnologia produttiva, non disgiunte però dai propri valori etici e morali.